L’interazione può essere sufficiente a ritenersi comunicazione?
Se cerchiamo in rete il significato della parola comunicazione scopriamo che deriva dalla parola greca Koinòs che significa “che appartiene a tutti”.
Ma è a Raymond Williams che dobbiamo il duplice significato di “atto del comunicare”, nel senso di mettere in comune, trasmettere e quello di “contenuto trasmesso”, condiviso.
In rete si percepisce quasi un’esigenza di “condivisione” che è diventato il format predominante sui social, dai cibi preferiti ai libri più amati, alle esperienze negative…
È dal concetto di condivisione che vogliamo iniziare il nostro viaggio.
Se ci pensate quando si carica una storia o si pubblica un reel non pensiamo di inviare qualcosa a qualcuno ma di condividere con i follower un momento, un gesto, un’esperienza che nella sua versione digitale diviene in qualche modo immortale, imperituro, eterno. Perché la rete si sa ha lunga memoria.
Le trame della rete difatti permettono non solo di diffondere il contenuto ad un’ampia schiera di internauti ma anche di non poter più cancellare e tornare indietro.
La comunicazione possiamo pensare sia nel tempo cambiata o forse sarebbe meglio dire che si è adattata, ciò che è cambiato, infatti, sono gli strumenti, la sua organizzazione, le sue manifestazioni perché a comunicare (o condividere), siamo sempre noi, che scegliamo i modi, i tempi e le finalità.
Perché comunicare è anche un po’ connetterci, non solo in rete, ma con le persone che ci circondano fatta di conversazioni incontri, gesti, sguardi.
Eppure dati e studi sociali sulle relazioni, tra i giovani in particolare, ci dicono che i ragazzi si sentono soli, che interagiscono tra pari nella vita reale sempre meno.
Ed allora cosa è andato storto?
Se confrontiamo una conversazione nella vita reale con una scritta con un device noteremo una differenza. Il perché?
La teoria dell’intenzionalità comunicativa potrebbe aiutarci a trovare la risposta.
Possiamo difatti interpretarla come la volontà di aprirci al mondo ed agli altri oppure come capacità di agire riflessivamente in rapporto a noi stessi.
Questo ci differenzia sostanzialmente dalle macchine che pure comunicano con noi, pensiamo ad Alexa o ad una chat con I.A., restano sempre delle macchine.
Ed allora vi domando:
Quando pubblichiamo o scriviamo in rete Comunichiamo o Interagiamo?
L’interazione può essere sufficiente a ritenersi comunicazione??
A cura di Claudia Sorrenti
Founder di CompetenceLab.
Avvocato specializzato in diritto penale e diritti digitali. Docente di educazione digitale nelle scuole.
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