La protezione dei dati personali rappresenta sempre più una leva strategica per la competitività e la reputazione aziendale.
Tuttavia, le statistiche più recenti mostrano che la maggior parte delle imprese italiane è ancora lontana da una gestione pienamente conforme e consapevole della privacy, non aiutate in questo percorso dall’intensificarsi della pressione normativa e tecnologica.
Il quadro attuale: due aziende su tre non sono pienamente conformi
In Italia solo circa un terzo delle aziende ritiene di rispettare in modo completo le regole sulla protezione dei dati. Il restante 67% ammette di navigare tra incertezze, procedure incomplete e controlli interni poco o mai effettuati.
Nel 2024 le sanzioni complessive per violazioni della normativa sulla privacy hanno superato i 237 milioni di euro, e per il 2025 il Garante ha già pubblicato un piano ispettivo che individua i principali ambiti di controllo su banche dati, gestione dei data breach e sicurezza dei sistemi.
Si tratta di una fotografia che evidenzia una distanza tra ciò che la norma impone e ciò che molte realtà, soprattutto di piccole e medie dimensioni, riescono a fare in concreto.
L’aumento dei controlli e delle sanzioni ha spinto circa il 32% delle aziende ad adottare maggiori misure di sicurezza informatica, anche in considerazione di un incremento dei sistemi di digitalizzazione.
Segno che la consapevolezza cresce, ma la piena conformità resta lontana.
La privacy come investimento strategico
Sempre più imprese stanno scoprendo che la privacy può generare valore economico.
Alcune ricerche indicano che per ogni euro investito nella gestione corretta dei dati si possono ottenere fino a 2,7 euro di ritorno diretto, grazie a efficienza, fiducia dei clienti e riduzione dei rischi.
A livello globale, oltre il 90% delle imprese riconosce che la fiducia nella gestione dei dati è un fattore decisivo nella scelta dei fornitori.
La privacy, quindi, diventa un indicatore di affidabilità e trasparenza — e sempre più spesso, un requisito per essere scelti sul mercato.
Non è più solo una questione di “compliance”, ma di crescita aziendale e reputazionale.
Le criticità più diffuse
Nella mia esperienza, le difficoltà ricorrenti nelle aziende italiane sono prevalentemente quattro:
- Governance frammentata – ruoli non chiari, DPO assenti o con poteri limitati.
- Sicurezza disomogenea – l’adozione di misure tecniche avanzate rimane limitata, soprattutto tra le PMI, e spesso solo dopo un incidente.
- Cultura insufficiente – la privacy è percepita come un onere giuridico, non come valore aziendale.
- Nuove tecnologie – l’avanzamento dell’IA e l’uso massivo dei dati generano nuovi rischi e richiedono regole di controllo più evolute e un approccio di privacy by design fin dalla fase di progetto.
Dal rispetto formale alla strategia aziendale
Per passare da una conformità “sulla carta” a una gestione realmente efficace, le aziende devono partire da un concetto semplice: la conformità non è un adempimento, è un metodo di gestione.
Questi i passaggi chiave:
- Verificare lo stato di conformità con audit interni periodici.
- Rafforzare la governance, individuando ruoli chiari e competenze specifiche.
- Integrare misure tecniche e organizzative coerenti con il rischio reale dell’azienda.
- Formare il personale e costruire una cultura della protezione del dato.
- Comunicare all’esterno il proprio impegno in modo trasparente, trasformandolo in elemento distintivo del brand.
Da obbligo a vantaggio
I numeri parlano chiaro: due aziende su tre non sono ancora pienamente conformi, ma quasi tutte riconoscono che la fiducia dei clienti passa anche dalla corretta gestione dei dati.
La protezione dei dati, dunque, diventa un indicatore di maturità aziendale che spetta all’impresa trasformare in fattore competitivo e leva reputazionale.
Chi saprà colmare il divario tra consapevolezza e attuazione potrà trasformare la privacy in un vantaggio competitivo concreto. Non rispettarla, invece, non è più soltanto un rischio aleatorio: significa esporsi a perdite economiche, danni reputazionali e perdita di fiducia.
Prospettive future
Per il futuro immediato sarà fondamentale, dunque, considerare:
- il rafforzamento della governance;
- l’impatto delle tecnologie emergenti;
- la crescente attenzione da parte dei consumatori alla gestione dei propri dati.
E, in un mercato dove la fiducia è la valuta più preziosa, chi investe in protezione dei dati investe nel proprio futuro.
Ogni settimana in Privacy in azienda affrontiamo casi e temi reali raccontati con linguaggio chiaro e un approccio pratico.
Perché la privacy non è un obbligo da subire.
È fiducia da conquistare, è rischio da prevenire, è vantaggio competitivo.
La privacy è un diritto fondamentale, un atto di rispetto verso sé stessi e verso gli altri.
Affianco aziende, professionisti e scuole nella gestione della privacy, aiutandoli a costruire percorsi concreti di protezione dei dati personali, compliance normativa e consapevolezza digitale.
Il mio approccio unisce competenza tecnica e sensibilità umana: ogni progetto nasce dall’ascolto delle esigenze specifiche, per offrire soluzioni pratiche, chiare, sostenibili.
Avv. Claudia Sorrenti
Founder CompetenceLab