Consenso e cookie

Quando un banner decide per noi

Apri un sito, vedi il banner, clicchi e vai avanti… ma dietro quell’apparente routine può nascondersi una violazione che tocca i tuoi diritti digitali più di quanto immagini.

Siamo così abituati ai banner sui cookie da non soffermarci sul fatto che lì, in quelle poche righe, si giocano il nostro diritto a navigare senza essere tracciati, a non dover per forza cedere i nostri dati per ottenere informazioni, e a non diventare merce di scambio con terzi – magari in paesi lontani dalle nostre tutele.

Eppure, la normativa esiste per garantire proprio questo: libertà di scelta, trasparenza e possibilità di dire “no” senza penalizzazioni occulte.

Un caso reale che dimostra come il classico banner dei cookie possa dare l’illusione di essere a norma… ma non lo è.

In un’epoca in cui i dati sono valuta, proteggere la libertà di navigazione è più che un obbligo di legge: è una questione di rispetto.

Il rispetto delle regole sulla privacy non si esaurisce in un formalismo o in una schermata di cortesia.

La fiducia digitale si costruisce così: trasparenza, correttezza e rispetto dei diritti, senza scorciatoie.

Ne parliamo ogni settimana nella newsletter Privacy in azienda. Con casi reali, linguaggio chiaro e approccio pratico.

 

Leggi IL CASO completo.

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IL CASO

All’apertura del sito compariva un banner che informava sull’uso di cookie e strumenti di tracciamento.

Il testo parlava di dati trattati per funzionalità, miglioramento del sito e pubblicità personalizzata.

Tre pulsanti: “X”, “Scopri di più” e “Accetta tutti”.

  • Cliccando “Accetta tutti” o “Scopri di più” (per personalizzare le preferenze), il banner spariva per sempre.
  • Cliccando “X”, invece, ricompariva a ogni nuovo accesso, col rischio di “stancare” l’utente fino a farlo cedere.

La cookie policy, accessibile dal footer, era datata e con riferimenti normativi superati.

Mancava l’indicazione dei destinatari dei dati.

La privacy policy parlava ancora di norme non più in vigore e persino dell’emergenza Covid-19.

Le criticità riscontrate dal Garante

Gli accertamenti sono stati condotti dal Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, che ha verificato le modalità di gestione dei cookie e delle informative sul sito.

L’analisi ha evidenziato:

  • Informativa incompleta – mancavano elementi essenziali: destinatari dei dati, avviso sugli effetti della chiusura del banner con “X”, norme corrette di riferimento.
  • Consenso non libero – la ricomparsa continua del banner poteva indurre l’utente ad accettare solo per poter navigare senza interruzioni.

Durante il procedimento, il titolare ha modificato il banner, lasciando solo due opzioni: “Informativa Privacy” e “Accetto”.

Ha anche rimosso la cookie policy e lasciato una privacy policy che non menzionava più i cookie.

Risultato: peggioramento delle non conformità.

La decisione del Garante

L’Autorità ha ingiunto al Titolare di:

  • configurare il banner in modo da consentire agli utenti un consenso realmente specifico e informato per l’uso di cookie non tecnici;
  • integrare l’informativa privacy con dettagli sul trattamento dei dati effettuato tramite cookie.

Ha inoltre rivolto un ammonimento al titolare, senza sanzione pecuniaria, ma con annotazione ufficiale nel registro delle misure adottate.

Lezioni per chi gestisce un sito

Questo caso dimostra che:

  • Il banner non è una formalità – Deve essere chiaro, completo e offrire reale libertà di scelta.
  • Il consenso non si forza – Meccanismi che spingono l’utente ad accettare per sfinimento sono contrari alla normativa.
  • Le informative vanno aggiornate – Niente riferimenti a norme superate o situazioni non più attuali.
  • Cookie e privacy policy devono dialogare – Non basta un’informativa generale: occorre spiegare espressamente come e perché si usano cookie e strumenti simili.
  • La trasparenza è anche usabilità – L’utente deve poter dire “no” senza penalizzazioni nascoste.

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